L’oro è un metallo di transizione. Il più prezioso.
E’ noto sin dalla preistoria e lo si trova in agglomerati a forma di pagliuzze o granelli, da solo oppure legato ad altri metalli.
E’ un materiale preziosissimo che non bisogna pensare sia utilizzato solo per coniare monete, lingotti, gioielli, arredo ornamentale, ecc. Infatti le sue caratteristiche, tra cui la conducibilità elettrica, lo rendono perfetto nella realizzazione di componentistica elettronica per computer, telefoni, elettrodomestici; è utilizzato per realizzare strumentazione fotografica; viene impiegato in ambito aeronautico e aerospaziale; trova applicazione anche in ambito medico, soprattutto odontoiatrico.
Essendo un metallo conosciuto da millenni, le tecniche di lavorazione si sono evolute nel corso del tempo, per quanto quella maggiormente utilizzata oramai da secoli sia la fusione.
Inizialmente l’oro veniva lavorato attraverso un processo chiamato <<tiratura al martello>>: si tratta di un metodo i pezzi massicci di oro venivano sapientemente modellati attraverso colpi di martello al fine di creare delle lamine. Le pepite venivano poste su una incudine, piana o tonda a seconda delle necessità, e quindi colpite con un martello al fine di creare uno strato sottile della forma e della dimensione desiderata e utile all’impiego necessario.
Una lavorazione più attenta ed in grado di restituire risultati migliori si è avuta nell’istante in cui si è scoperta la possibilità di fondere l’oro. Ciò risale, seppur con tecniche ed esiti rudimentali rispetto al giorno d’oggi, a svariati secoli Avanti Cristo con la civiltà Micenea, la prima ad utilizzare tecniche di fusione e saldatura applicate all’oro.
Da allora la fusione, pur subendo ovvie migliorie di processo, è rimasta il metodo più congruo per lavorare l’oro.
Il punto di fusione dell’oro è a 1064 gradi, raggiunti i quali muta lo stato da solido a liquido. Si pone l’oro all’interno di un recipiente metallico molto robusto che si chiama Crogiolo. All’interno di esso non è presente solo oro, ma per rendere il processo di fusione più semplice si aggiungono alcune quantità di Borace e Salnitro. La Borace ha principalmente una funzione protettiva contro l’ossidazione (che determinerebbe, tra l’altro, uno scadimento del colore), mentre il Salnitro aumenta la liquidità del metallo fuso al fine di renderlo maggiormente lavorabile e per un tempo più lungo.
Solitamente per raggiungere la temperatura di 1064 gradi si utilizzano forni a gas, generalmente alimentati da acetilene miscelato con ossigeno. Una volta raggiunta la temperatura e fuso l’oro, si estrae il crogiolo velocemente dal forno e si cola il metallo prima che si raffreddi in un apposito contenitore chiamato Staffa. La Staffa è un recipiente adatto allo scopo, generalmente costituito da grafite o ghisa, che viene cosparso con olio di lino. La funzione dell’olio di lino è ungere le pareti della Staffa al fine di rendere più facile l’estrazione dell’oro una volta che si sarà solidificato.
La colatura dell’oro deve essere molto veloce poiché bisogna evitare che il progressivo raffreddamento dell’oro possa determinare il formarsi di stratificazioni che renderebbero il risultato finale esteticamente non gradevole e non omogeneo.
Una volta raffreddato, l’oro all’interno della Staffa prenderà la forma di un lingotto, ma il processo non è ultimato poiché il lingotto appena creato appare poco lucido e caratterizzato da molte impurità che devono essere eliminate.
Per rendere lucido il lingotto, lo si immerge in una soluzione di acido solforico che conferisce la tipica colorazione giallo brillante. L’ultimo processo che subisce il lingotto è quello di Affinazione con Acqua Regia, un composto formato da tre parti di acido cloridrico e una parte di acido nitrico. In questo modo un lingotto con una titolazione di 700 millesimi in partenza, arriva a raggiungere una titolazione di 999,9 millesimi. La quasi totale purezza.
A questo punto il lingotto è ultimato.
Per avere conferma della qualità del lingotto appena creato, si utilizza un test chiamato Spot Test o Saggio alla Tocca. Si fa reagire una minuscola porzione di oro con qualche goccia di acido solforico; il risultato è estremamente preciso.
Non bisogna credere che la fusione dell’oro sia un procedimento destinato solo ed esclusivamente alle grandi aziende, dato che chiunque, anche un privato cittadino, può fare fondere il proprio oro per ricavare nuovi gioielli, oppure lingotti da investimento, ecc.
Non è però possibile recarsi presso una fonderia personalmente e far fondere il proprio oro, bensì è necessario rivolgersi a degli intermediari come un banco metalli. L’intermediazione di un banco metalli autorizzato (come un compro oro) è necessaria al fine di evitare che possano essere fusi gioielli o preziosi rubati. Il banco metalli infatti redige un apposito registro, con i dati della persona che reca la merce, e per 10 giorni i gioielli restano fermi nel negozio al fine di permettere eventuali verifiche da parte delle autorità competenti.
Il processo di fusione, per una maggiore sicurezza nei confronti del cliente, può essere seguito passo passo attraverso un apposito sistema di telecamere a circuito chiuso. In questo modo ogni cliente può essere certo che tutto il proprio oro sarà fuso seguendo tutti gli standard necessari al fine di creare un lingotto o altri preziosi.