La quotazione dell’oro è uno dei processi forse più complicati e difficilmente prevedibili del già complesso mondo della finanza. In fatti il calcolo del prezzo dell’oro che possiamo vedere oscillare in
tempo reale, è il risultato di una intricata rete di dipendenze e connessioni con un gran numero di parametri economici, ma anche sociali e psicologici, che abbracciano praticamente ogni evento, mondiale o locale, del mercato quotidiano.
Per capire come viene calcolato il prezzo dell’oro, è necessario conoscere quali fattori hanno il potere di influire in maniera più consistente sugli scambi. La base è la stessa per tutti i beni quotati in borsa. Le contrattazioni dell’oro avvengono in appositi mercati nelle borse valori di tutto il mondo, e il prezzo è determinato dall’incontro della domanda e dell’offerta. Per semplificare la vita agli operatori del settore, ad esempio i gioiellieri, la borsa metalli di Londra stabilisce il cosiddetto fixing dell’oro, un prezzo di riferimento comunicato due volte al giorno.
L’argomento trattato finora può essere definito semplice economia di base. La parte più difficile è sintetizzare i fattori capaci di muovere l’una o l’altra componente.
Il fattore determinante per comprendere il mercato dell’oro, è conoscere la sua caratteristica di essere considerato il bene rifugio per eccellenza. Per fare un esempio estremo, se domani ci fosse una guerra mondiale e sparissero gli stati che garantiscono le monete, queste diverrebbero immediatamente carta straccia, mentre un lingotto d’oro difficilmente sarà rifiutato come forma di pagamento. Partendo da questo assunto ci risulterà semplice notare che l’oro sale nei momenti di crisi o incertezza e scende nei momenti di tranquillità.
Gli eventi che influenzano il prezzo del metallo giallo li possiamo dividere in due grandi categorie: macroeconomici e sociopolitici.
Tra i primi si catalogano tutti quegli indicatori dello stato di salute delle economie mondiali, nonché le politiche monetarie delle banche centrali. Ovviamente non tutte le economie del mondo concorrono in maniera uguale al variare della quotazione dell’oro. l’Italia non conta come gli Stati Uniti. I paesi con maggiore influenza sono i paesi consumatori di oro come Cina, India e le economie in espansione. In maniera minore influiscono i paesi produttori, come Sud Africa, Australia, Russia ecc. Può sembrare un paradosso ma non è così. L’oro infatti non è un bene consumabile come il petrolio: se l’Arabia Saudita decidesse di bloccare l’esportazione di greggio, molti sarebbero costretti ad intaccare le proprie riserve che in breve tempo sparirebbero, e questo darebbe un enorme potere ai produttori. Viceversa per l’oro, che come accennato non è un bene consumabile, le riserve superano di gran lunga la produzione annuale di tutti gli stati produttori, per cui anche se per assurdo s’interrompesse l’estrazione, ci vorrebbero anni per consumare le riserve già in circolazione, dando ai paesi produttori di oro lo stesso potere di quelli produttori di petrolio.
Petrolio e oro sono comunque legati ad un destino comune: entrambi vengono scambiati in dollari. Perciò l’andamento dell’economia USA influisce in maniera sia diretta che indiretta alla formazione del prezzo. Infatti dati positivi per questa economia, porteranno a pensare ad un momento di tranquillità sul mercato facendo scendere il prezzo dell’oro direttamente. In più porteranno ad una salita della quotazione del dollaro, facendo scendere il prezzo indirettamente. Per questo motivo i dati macroeconomici Usa sono tra i maggiori “market movers” dell’oro. Non sempre però i mercati finanziari sono semplici e lineari, e può accadere ad esempio che un momento di crescita dell’economia americana faccia abbassare il rendimento dei titoli di stato. Gli speculatori sposteranno così il loro denaro su titoli di altri paesi, causando una discesa del dollaro ed una conseguente salita dell’oro. E questo e solo uno dei tanti esempi possibili di cortocircuito economico.
Ma non sono solo i dati economici a muovere il mercato dell’oro. Anche eventi sociali possono concorrere. Prendiamo l’esempio di una guerra, reale o possibile, tra due grandi stati. Oppure una situazione di crisi in determinati stati chiave. Un esempio può venirci dalla cronaca di questi giorni della crisi in Ucraina. Questa non è né un grosso produttore né un grosso consumatore. Però sappiamo che le banche russe sono esposte per miliardi di dollari verso quelle ucraine, ed il rischio di collasso dello stato e di insolvenza delle banche avrebbe effetti catastrofici e forse addirittura fatali su alcune di queste. Perciò oltre ai venti di guerra, la crisi ucraina si riflette economicamente sulla Russia, che è allo stesso tempo produttore, consumatore ed una delle maggiori economie del globo. Tutto questo secondo la teoria che abbiamo spiegato dovrebbe portare ad un aumento del prezzo dell’oro, che infatti è puntualmente avvenuto.
Tuttavia possiamo concludere con buona pace dei vari guru dei mercati, che la determinazione del prezzo dell’oro è la risultante di un numero talmente ampio di variabili da non poter essere prevedibile in maniera certa, e chiunque sostenga il contrario sopravvaluta le proprie capacità. A maggior ragione nel mondo globalizzato di oggi nessuno può essere in grado di conoscere tutte le connessioni tra le varie economie del mondo, fossero anche le più piccole, oppure valutare appieno l’impatto economico di un evento politico o di cronaca. E come abbiamo visto tutti questi, ed infiniti altri fattori, vanno a determinare il prezzo di quello che non a caso è considerato come il più prezioso tra i metalli.