Le quotazioni dell’oro pubblicizzate dai compro oro devono tenere conto dei titoli del metallo prezioso in Borsa e del fixing quotidiano. Le persone che conoscono poco il mercato aurifero non sanno che il prezzo ufficiale dell’oro è quello stabilito dalla Borsa di Londra, l’unico istituto finanziario demandato a questo compito. Sulla piattaforma le varie trattative e compravendite determinano l’andamento del fixing durante la giornata: la prima quotazione viene emessa alle 10:30 della mattine e la seconda alle 15:00 del pomeriggio. Di conseguenza il prezzo dell’oro varia non solo da un giorno all’altro, ma anche all’interno della stessa giornata. In secondo luogo bisogna tenere a mente che i prezzi si riferiscono al metallo 24 carati, cioè puro a 999 millesimi: invece l’oro vecchio lavorato che si decide di vendere presso un compro oro è a 18 carati (750 millesimi).
In genere, il prezzo degli oggetti preziosi venduti è di circa il 35% inferiore rispetto al fixing valido a livello mondiale. Tuttavia questa formula non deve essere applicata rigorosamente in quanto vi sono molti fattori che determinano la quotazione offerta da ogni singolo esercizio commerciale. Infatti ogni compro oro determina autonomamente il prezzo a cui comprare l’oro oppure segue le quotazioni della catena a cui appartiene attraverso il franchising. Il valore è determinato dall’applicazione di un differente spread per coprire i costi di gestione dell’esercizio commerciale e dello stoccaggio dei preziosi. Di conseguenza, esaminando nello specifico i vari banco metalli e i compro oro, si nota come le proposte di acquisto abbiano divari considerevoli, che si aggirano persino sul 20%.
Aprire un compro oro può risultare una soluzione molto redditizio ed è anche possibile affidarsi a un franchising: in questo modo è possibile ammortizzare i costi d’investimento e si ha il vantaggio aggiuntivo di evitare che rimangano oggetti invenduti. L’attività di compro oro prevede l’acquisto da privati di oro vecchio lavorato sotto forma di gioielli e oggetti preziosi, che vengono poi rivenduti ad altri privati, intermediari di vario genere, grossisti del mercato aurifero e società che si occupano della fusione dei metalli. Infatti, a differenza delle classiche oreficerie, l’obiettivo di questi esercizi commerciali è di rimettere questi oggetti sul mercato come oggetti da fondere in quanto destinati alla rottamazione oppure come prodotti finiti. La decisione di aprire un compro oro è una soluzione molto diffusa anche per il fatto che l’iter burocratico non è complesso e gli investimenti iniziali non sono particolarmente rilevanti: ne è un esempio il boom di esercizi commerciali registrata negli ultimi anni. Tra l’altro è facile acquisire le competenze fondamentali per svolgere questa particolare attività e quindi si parla di un’impresa a basso rischio: infatti l’entità dell’eventuale invenduto è sempre molto basso, soprattutto se si stipula un franchising oppure una convenzione con la società di raccolta dell’oro per il ritiro della merce. Tra l’altro i pagamenti sono immediati e serve solo il denaro liquido per acquistare l’oro vecchio dai privati. In ogni caso a ogni cliente può essere corrisposto solo un importo massimo di 2.999,99 euro in contanti in base alle norme antiriciclaggio vigenti. Se il valore totale dell’oro spera questa cifra, si effettua un bonifico bancario o postale. Infine, non bisogna tralasciare il fatto che la penetrazione sul mercato risulta molto più facile rispetto ad altri negozi, in quanto clienti e fornitori sono rappresentati dai privati che si rivolgono allo stesso compro oro per vendere i propri preziosi.
Per fare un esempio, si pone l’acquisto di 500 grammi di oro a 18 carati da un cliente con una quotazione di 22 euro a grammo: di conseguenza, i costi per il ritiro da parte del compro oro ammontano a 11.000 euro. Vendendo l’intera quantità a un banco metalli si ottengono dalla fusione 360 grammi di oro 24 carati. A una quotazione dell’oro puro pari a 39,5 euro al grammo si effettua una vendita di 14.220 euro: in questo modo il margine di vendita è di 3.220 euro. Di conseguenza il ricavo mensile si attesta sui 7.000 euro lordi, a cui vanno detratte le tasse e le spese di gestione del negozio: queste ammontano a una cifra compresa tra i 1.000 e i 1.600 euro mensili.